Amare non è possedere, lettera Giovani donne democratiche
Maenza: «Parità uomo-donna non sempre viene riconosciuta»
mercoledì 1 giugno 2016
12.17
«Un altro caso di cronaca che si macchia ancora una volta di un crimeune incentrato sulla vita amorosa di coppia dove l'amore è teatro di violenza, aggressioni fisiche e morali fino alla peggiore, ma soprattutto reale, delle ipotesi: l'omicidio». Ad affermarlo è Michela Maenza, presidente delle Giovani donne democratiche, in merito all'omicidio di Sara Di Pietrantonio universitaria ventiduenne di Roma bruciata viva dal suo ex fidanzato. «La dinamica - continua il presidente - vede quasi sempre l'autore del delitto in preda ad un raptus o peggio premedita l'azione (esempio ne è l'ultimo caso). I delitti amorosi sono quelli psicologicamente più controversi e drammatici, perchè chi uccide molto spesso lo fa per amore della vittima e se di amore si tratta è un amore malsano, estremo, egoistico, fatto di possesso e gelosia ossessiva che spingono l'uomo alla follia. L'assassinio amoroso è l'estremo rimedio per sventare la minaccia del distacco. Per secoli il "dispotismo domestico", come lo identificava il filosofo inglese John Stuart Mill, è stato giustificato con la superiorità maschile, le donne dovevano sottostare alle scelte che l'uomo compiva per loro, costrette ad incarnare una serie di virtù quali l'obbedienza, il silenzio e la fedeltà».
«Le battaglie femministe avvenute nel secolo scorso avrebbero dovuto ribaltare questa condizione in nome della parità uomo-donna, una parità non sempre riconosciuta. A dimostrarlo sono i continui delitti che non fanno altro che segnare e rimarcare l'idea della donna "cosa dell'uomo". In realtà credo e temo che fino a quando questa cultura del possesso continui a essere braccio di potenza predominante, tutto ciò non avrà mai fine e continueremo a essere spettatori di un tragico scenario che continuerà a ripetersi. In qualità di presidentessa delle Giovani donne democratiche mi sento in primis toccata dall'argomento ed esprimo solidarietà e sostegno alle famiglie delle giovani vittime di femminicidio».
«Le battaglie femministe avvenute nel secolo scorso avrebbero dovuto ribaltare questa condizione in nome della parità uomo-donna, una parità non sempre riconosciuta. A dimostrarlo sono i continui delitti che non fanno altro che segnare e rimarcare l'idea della donna "cosa dell'uomo". In realtà credo e temo che fino a quando questa cultura del possesso continui a essere braccio di potenza predominante, tutto ciò non avrà mai fine e continueremo a essere spettatori di un tragico scenario che continuerà a ripetersi. In qualità di presidentessa delle Giovani donne democratiche mi sento in primis toccata dall'argomento ed esprimo solidarietà e sostegno alle famiglie delle giovani vittime di femminicidio».