«Chiedo di entrare nei vostri cuori», Monsignor D'Ascenzo nuovo pastore della diocesi
E rivolgendosi ai fedeli: «Sarete voi ad aiutarmi ad apprendere il servizio che mi attende»
sabato 27 gennaio 2018
18.47
«Vi ho accolto da subito nella preghiera: ho chiesto di entrare nei vostri cuori». Queste le prime parole di Monsignor Leonardo d'Ascenzo durante la cerimonia d'insediamento nella basilica cattedrale a Trani.
Tantissimi i fedeli accorsi da tutte le parti della diocesi per dare il proprio benvenuto. Il suo saluto iniziale è partito da un versetto della lettera alla Chiesa di Laodicea tratto dal libro dell'Apocalisse: «La porta del cuore di cui parla Gesù è la porta a cui voglio sostare delicatamente e condividere delicatamente il Pane di Cristo».
Il pensiero è andato anche a Monsignor Giovan Battista Pichierri, suo predecessore: «Ho percepito sin da subito la sofferenza per la sua perdita e l'affetto che continuate a nutrire».
Durante l'omelia, D'Ascenzo ha sottolineato alcuni aspetti fondamentali del suo mandato. «Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Prendo in prestito queste parole di San Paolo ai Corinzi: sono consapevole dei miei limiti e delle mie fragilità e pertanto chiedo al Signore di servirsi di me per poter essere capace di poter portare la sua Parola. Chiedo inoltre al Signore il dono della disponibilità e generosità affinché possiate contare sulla mia amicizia per tutto il tempo che condividerò con voi».
«Messis quidem multa: ho scelto queste parole come mio motto - ha proseguito. Sono parole che invitano a guardare sulla realtà, a rivolgere lo sguardo al bello e al positivo che ci accompagna. La messe è molta ma chi ha lavorato per ottenere questa abbondanza è Dio. Spesso guardiamo la realtà con depressione e negatività: orientiamo invece il nostro sguardo sull'abbondanza della messe».
«Di solito in questa diocesi - ha concluso - è consuetudine nominare un vescovo di esperienza. Io non porto alcuna esperienza in tal senso: sarete voi ad aiutarmi ad apprendere il servizio che mi attende. Come si dice dalle parti mie: dovrò studiare».
Tantissimi i fedeli accorsi da tutte le parti della diocesi per dare il proprio benvenuto. Il suo saluto iniziale è partito da un versetto della lettera alla Chiesa di Laodicea tratto dal libro dell'Apocalisse: «La porta del cuore di cui parla Gesù è la porta a cui voglio sostare delicatamente e condividere delicatamente il Pane di Cristo».
Il pensiero è andato anche a Monsignor Giovan Battista Pichierri, suo predecessore: «Ho percepito sin da subito la sofferenza per la sua perdita e l'affetto che continuate a nutrire».
Durante l'omelia, D'Ascenzo ha sottolineato alcuni aspetti fondamentali del suo mandato. «Anch'io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. Prendo in prestito queste parole di San Paolo ai Corinzi: sono consapevole dei miei limiti e delle mie fragilità e pertanto chiedo al Signore di servirsi di me per poter essere capace di poter portare la sua Parola. Chiedo inoltre al Signore il dono della disponibilità e generosità affinché possiate contare sulla mia amicizia per tutto il tempo che condividerò con voi».
«Messis quidem multa: ho scelto queste parole come mio motto - ha proseguito. Sono parole che invitano a guardare sulla realtà, a rivolgere lo sguardo al bello e al positivo che ci accompagna. La messe è molta ma chi ha lavorato per ottenere questa abbondanza è Dio. Spesso guardiamo la realtà con depressione e negatività: orientiamo invece il nostro sguardo sull'abbondanza della messe».
«Di solito in questa diocesi - ha concluso - è consuetudine nominare un vescovo di esperienza. Io non porto alcuna esperienza in tal senso: sarete voi ad aiutarmi ad apprendere il servizio che mi attende. Come si dice dalle parti mie: dovrò studiare».