Chiusura mercati, «Lasciateli aperti con controlli, categoria a rischio tracollo»
Confcommercio e Fiva intervengono contro lo stop alle attività mercatali
giovedì 12 novembre 2020
Chiusure dei mercati settimanali decise da alcuni sindaci, lo stop che riguarda qualche comune delle province di Bari e Bat ma anche del foggiano è a macchia di leopardo.
La settimana scorsa le attività dei mercati all'aperto si sono fermate, per esempio, in alcuni paesi della capitanata, questa settimana è toccato ad Altamura, Molfetta, Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia.
«Le ragioni, quasi sempre, sono quelle di sanificare le aree, casualmente il giorno scelto è sempre quello del mercato. Non è giusto impedire lo svolgimento delle attività mercatali, almeno fino a che il Governo lo consentirà, questi operatori devono continuare a lavorare». È questa la posizione chiara e netta della Confcommercio Bari-Bat e della Fiva rappresentate dal direttore, Leo Carriera, e dal vice presidente nazionale della categoria dei venditori ambulanti, Andrea Nazzarini.
«La categoria rischia il tracollo, numerose sono le attività orami alla canna del gas. I mercati all'aperto devono continuare a svolgersi e non siamo noi a dirlo bensì una circolare emanata nelle ultime ore dal Ministero dell'Interno. I mercati non rientrano nelle attività vietate dal Dpcm del 3 novembre scorso e per questo il nostro appello a Prefetture, Regione Sindaci è quello di non prendere decisioni andando oltre le normative nazionali anti-Covid.
Vorremmo solo ricordare che a maggio, dopo la prima ondata pandemica, i mercati sono stati riattivati in sicurezza, sono state ridisegnate le aree dagli stessi Comuni, predisposti controlli e protocolli affinché questi operatori potessero riprendere a lavorare. Ora a distanza di qualche mese si torna allo stop senza pensare che chiudere un mercato significa apportare un danno incalcolabile, non solo al settore, ma all'intera economia cittadina. Inoltre, quella degli ambulanti è una categoria ignorata dall'inizio dell'emergenza: ci sono i fieristi, per esempio, che sono fermi da quasi un anno e per loro non sono previsti neanche ristori.
Invitiamo davvero le istituzioni a riflettere con attenzione prima di compiere scelte simili perché il commercio – concludono Carriera e Nazzarini – sta affrontando una delle crisi più profonde della storia e vive nella continua incertezza di ciò che possa accadere il giorno dopo. Per questo chiediamo ad alta voce che i mercati, sino a che sarà previsto, si continuino a svolgere regolarmente».
La settimana scorsa le attività dei mercati all'aperto si sono fermate, per esempio, in alcuni paesi della capitanata, questa settimana è toccato ad Altamura, Molfetta, Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando di Puglia.
«Le ragioni, quasi sempre, sono quelle di sanificare le aree, casualmente il giorno scelto è sempre quello del mercato. Non è giusto impedire lo svolgimento delle attività mercatali, almeno fino a che il Governo lo consentirà, questi operatori devono continuare a lavorare». È questa la posizione chiara e netta della Confcommercio Bari-Bat e della Fiva rappresentate dal direttore, Leo Carriera, e dal vice presidente nazionale della categoria dei venditori ambulanti, Andrea Nazzarini.
«La categoria rischia il tracollo, numerose sono le attività orami alla canna del gas. I mercati all'aperto devono continuare a svolgersi e non siamo noi a dirlo bensì una circolare emanata nelle ultime ore dal Ministero dell'Interno. I mercati non rientrano nelle attività vietate dal Dpcm del 3 novembre scorso e per questo il nostro appello a Prefetture, Regione Sindaci è quello di non prendere decisioni andando oltre le normative nazionali anti-Covid.
Vorremmo solo ricordare che a maggio, dopo la prima ondata pandemica, i mercati sono stati riattivati in sicurezza, sono state ridisegnate le aree dagli stessi Comuni, predisposti controlli e protocolli affinché questi operatori potessero riprendere a lavorare. Ora a distanza di qualche mese si torna allo stop senza pensare che chiudere un mercato significa apportare un danno incalcolabile, non solo al settore, ma all'intera economia cittadina. Inoltre, quella degli ambulanti è una categoria ignorata dall'inizio dell'emergenza: ci sono i fieristi, per esempio, che sono fermi da quasi un anno e per loro non sono previsti neanche ristori.
Invitiamo davvero le istituzioni a riflettere con attenzione prima di compiere scelte simili perché il commercio – concludono Carriera e Nazzarini – sta affrontando una delle crisi più profonde della storia e vive nella continua incertezza di ciò che possa accadere il giorno dopo. Per questo chiediamo ad alta voce che i mercati, sino a che sarà previsto, si continuino a svolgere regolarmente».