Don Mimmo ricorda le vittime del Covid: «Ne custodiremo la memoria»
Ieri la messa in suffragio
giovedì 4 novembre 2021
14.25
"Siamo rimasti come storditi di fronte all'immensità del dramma di cui siamo stati spettatori, impotenti e incapaci di reagire, nei lunghi mesi che ci siamo lasciati alle spalle" – così ha avuto inizio l'omelia di Don Mimmo Marrone, parroco della Chiesa san Ferdinando Re, nel giorno dedicato alla commemorazione delle vittime del covid.
Tutti presenti, nel giorno di ieri 3 novembre: "Oggi siamo qui come comunità cittadina in tutte le sue espressioni istituzionali, associative, culturali e di singoli cittadini, anche per rimediare a questa ulteriore violenza, che l'epidemia ci ha riservato, come famiglia e come società"- ha affermato don Mimmo.
Dall'inizio della pandemia, San Ferdinando conta e ricorda le sue 43 vittime del covid: "Covid 19 al pari degli incidenti aerei e degli annegamenti in mare, sembra essere un infido alleato del rimpianto, in quanto ci ha privati all'improvviso dei corpi – continua don Mimmo - ha rimesso in primo piano l'evidenza della morte, ha semplificato il superfluo e ci ha insegnato l'essenzialità".
Il parroco ha poi ricordando come queste vittime siano state private anche della vicinanza dei loro cari: "Dietro l'anonimato dei numeri c'erano volti, nomi, storie, persone. C'erano genitori, parenti, amici, colleghi, conoscenti. Hanno vissuto la tragedia di morire da soli, senza l'affetto dei loro cari. Oserei dire che sono morti clandestinamente. La morte è sopraggiunta come un ladro", continua. È mancata la narrazione della singolarità del morire".
Anche San Ferdinando ha dovuto fare i conti con la paura e soprattutto con la sofferenza provocata dal virus. Queste le ultime parole del parroco: "Si è spezzato il dialogo tra il paese dei morti e il paese dei vivi. Ma noi custodiremo la memoria grata, perché attraverso la loro vicenda, biografica, umile e silenziosa hanno cooperato a scrivere la storia di laboriosità del nostro amato paese".
Tutti presenti, nel giorno di ieri 3 novembre: "Oggi siamo qui come comunità cittadina in tutte le sue espressioni istituzionali, associative, culturali e di singoli cittadini, anche per rimediare a questa ulteriore violenza, che l'epidemia ci ha riservato, come famiglia e come società"- ha affermato don Mimmo.
Dall'inizio della pandemia, San Ferdinando conta e ricorda le sue 43 vittime del covid: "Covid 19 al pari degli incidenti aerei e degli annegamenti in mare, sembra essere un infido alleato del rimpianto, in quanto ci ha privati all'improvviso dei corpi – continua don Mimmo - ha rimesso in primo piano l'evidenza della morte, ha semplificato il superfluo e ci ha insegnato l'essenzialità".
Il parroco ha poi ricordando come queste vittime siano state private anche della vicinanza dei loro cari: "Dietro l'anonimato dei numeri c'erano volti, nomi, storie, persone. C'erano genitori, parenti, amici, colleghi, conoscenti. Hanno vissuto la tragedia di morire da soli, senza l'affetto dei loro cari. Oserei dire che sono morti clandestinamente. La morte è sopraggiunta come un ladro", continua. È mancata la narrazione della singolarità del morire".
Anche San Ferdinando ha dovuto fare i conti con la paura e soprattutto con la sofferenza provocata dal virus. Queste le ultime parole del parroco: "Si è spezzato il dialogo tra il paese dei morti e il paese dei vivi. Ma noi custodiremo la memoria grata, perché attraverso la loro vicenda, biografica, umile e silenziosa hanno cooperato a scrivere la storia di laboriosità del nostro amato paese".