Il Priore della Confraternita del SS. Sacramento racconta: fede, tradizione e il bacio tra la Desolata e Gesù Morto

Intervista a Saverio Scardigno in occasione della processione dei Misteri

mercoledì 16 aprile 2025 10.22
A cura di Lucia Dargenio
In occasione dei riti della Settimana Santa, tra i più sentiti dalla comunità di San Ferdinando di Puglia, abbiamo intervistato Saverio Scardigno, priore della Confraternita dell'Addolorata. Un confronto per approfondire il significato delle tradizioni religiose e il ruolo che queste continuano a ricoprire nella vita cittadina.

Le statue di Gesù Morto e della Madonna Desolata sono simboli profondi di dolore e sofferenza. Che significato hanno per la Confraternita e per la comunità?

"Noi, come confraternita, crediamo che oggi, più che mai, le processioni abbiano un ruolo fondamentale. Viviamo in un'epoca in cui la fede cristiana sembra attraversare una crisi: sempre meno persone partecipano alla Messa, che per un cristiano rappresenta il nutrimento dell'anima. In questo contesto, sentiamo il bisogno di uscire dalle chiese e andare incontro alla gente. Portare la fede per le strade, tra le persone, è un modo concreto per offrire un segno tangibile della nostra devozione e risvegliare la spiritualità anche in chi si è un po' allontanato".

Voi confratelli vi preparate in modo diverso rispetto ai fedeli? In che modo?

"Sì, sicuramente. Noi confratelli viviamo la Settimana Santa con uno spirito diverso, più intenso, perché siamo legati alle statue che portiamo in processione. La nostra confraternita, in particolare, è titolare della festa dell'Addolorata e di quella dei Santi Medici: due momenti importanti che rafforzano il nostro impegno e ci portano a frequentare con maggiore costanza la chiesa, vivendo ogni celebrazione con sincera partecipazione".

Uno dei momenti più emozionanti è sicuramente il "bacio" tra le due statue, che avviene al rientro in chiesa. Come vi preparate a un momento tanto toccante e sacro, ma anche complesso da un punto di vista organizzativo?

"Il bacio tra le statue della Madonna e di Gesù è uno dei momenti più commoventi dell'intera processione. Ha un forte significato simbolico: rappresenta l'ultimo saluto di una madre al proprio figlio. È un gesto che vuole toccare il cuore dei fedeli, emozionarli e farli riflettere.
Dal punto di vista organizzativo, richiede grande attenzione. Le statue sono molto pesanti e per realizzare il gesto del bacio è necessaria una particolare disposizione dei confratelli: la statua della Madonna si piega oltre i 60 gradi, mentre quella di Gesù viene sollevata al massimo per permettere il contatto tra le due. È un momento che unisce intensità emotiva e precisione tecnica".

La processione ha subito diversi cambiamenti nel corso degli anni. C'è qualcosa che, secondo lei, andrebbe riscoperto o valorizzato?

"Personalmente non ho mai dato troppo peso ai cambiamenti che ci sono stati nel tempo. È vero, una volta le processioni coprivano un arco di tempo più esteso, dal Giovedì Santo alla Domenica. Ma con il tempo tutto evolve. Io penso che sia importante guardare avanti, restando però fedeli alla tradizione. Le processioni di oggi devono essere vissute con intensità. Sono favorevole a tutto ciò che possa avvicinare i fedeli, in qualsiasi periodo dell'anno. Ogni processione può essere l'occasione per far riscoprire il valore della fede a chi lo ha un po' perso di vista".

Qual è il suo augurio per la comunità di San Ferdinando in occasione della Pasqua?

"Il mio augurio è quello di riscoprire la solidarietà, partendo proprio da noi confratelli, per poi estenderla a tutta la comunità. In particolare, auspico una maggiore attenzione verso le persone più fragili. La Pasqua è il simbolo della rinascita: che possa esserlo anche per i nostri rapporti umani".