Mercati chiusi dai sindaci, gli ambulanti: «In Puglia al danno la beffa, intervenga Emiliano»
Chiarelli e Nazzarini lanciano l’sos: «Chiediamo al presidente della Regione un incontro, servono soluzioni e non decisioni last minute»
venerdì 20 novembre 2020
In Puglia i mercati settimanali vengono sospesi dai sindaci con singole ordinanze nonostante nel Dpcm del 3 novembre scorso lo stop per questa attività non sia previsto. Accade a macchia di leopardo interessando tutto il territorio regionale e l'elenco dove ciò è già successo o sta per accadere si fa col passare dei giorni più lungo.
Da Altamura a Molfetta e Giovinazzo, passando per Noicattaro e Grumo Appula, fino a Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando in Puglia, solo per citare qualche esempio. In sostanza, un operatore del settore dalla sera alla mattina si vede chiudere un mercato senza che neanche siano stati previsti ristori per le giornate perse e i mancati introiti.
«Al danno insomma, si aggiunge la beffa. E non è tutto, perché a maggio, dopo la prima ondata del contagio, per poter riaprire sono stati messi a punto dei protocolli, veri e propri piani anti-covid con distanze tra i bancali, riperimetrazione di aree mercatali, contingentamento di ingressi, utilizzo dei Dpi, insomma tutto il necessario per garantire sicurezza. Se andavano bene qualche mese fa perché oggi non vanno più bene? E se è così perché non lo si dichiara invece di motivare la sospensione dei mercati con l'esigenza di sanificare le aree?», si chiedono il segretario della Confcommercio Puglia, Giuseppe Chiarelli, e il vice presidente nazionale della Fiva, la categoria dei venditori ambulanti, Andrea Nazzarini.
«Capiamo la necessità di intervenire per porre un freno al contagio e di salvaguardare la salute pubblica ma vorremmo sottolineare il fatto che nei mercati già si registra scarsa affluenza di consumatori spaventati o comunque invitati ad uscire solo per stretta necessità, se poi a ciò si aggiunge uno stop come stiamo vedendo senza che questi operatori abbiano diritto a provvedimenti di ristoro previsti dal Governo si capisce bene come la situazione stia diventando insostenibile.
Non è più possibile continuare ad ignorare le pesanti ricadute che, sul piano dell'intrapresa economica, l'emergenza sanitaria ha prodotto e che, presumibilmente, provocherà ancora nei mesi a venire. Tutti i segmenti del commercio su aree pubbliche hanno sofferto (e stanno ancora soffrendo) la crisi senza godere di quelle attenzioni riservate ad altri comparti. Serve con urgenza un tavolo di confronto con le istituzioni per trovare insieme soluzioni al problema di migliaia di operatori che praticamente da soli stanno affrontando la grave crisi che la pandemia sta determinando.
Ed è per questo che chiediamo al presidente Michele Emiliano un incontro: la categoria ha bisogno di certezze e non di decisioni last minute, il comparto è a rischio tracollo, numerose sono le attività ormai alla canna del gas», concludono Chiarelli e Nazzarini.
Da Altamura a Molfetta e Giovinazzo, passando per Noicattaro e Grumo Appula, fino a Margherita di Savoia, Trinitapoli e San Ferdinando in Puglia, solo per citare qualche esempio. In sostanza, un operatore del settore dalla sera alla mattina si vede chiudere un mercato senza che neanche siano stati previsti ristori per le giornate perse e i mancati introiti.
«Al danno insomma, si aggiunge la beffa. E non è tutto, perché a maggio, dopo la prima ondata del contagio, per poter riaprire sono stati messi a punto dei protocolli, veri e propri piani anti-covid con distanze tra i bancali, riperimetrazione di aree mercatali, contingentamento di ingressi, utilizzo dei Dpi, insomma tutto il necessario per garantire sicurezza. Se andavano bene qualche mese fa perché oggi non vanno più bene? E se è così perché non lo si dichiara invece di motivare la sospensione dei mercati con l'esigenza di sanificare le aree?», si chiedono il segretario della Confcommercio Puglia, Giuseppe Chiarelli, e il vice presidente nazionale della Fiva, la categoria dei venditori ambulanti, Andrea Nazzarini.
«Capiamo la necessità di intervenire per porre un freno al contagio e di salvaguardare la salute pubblica ma vorremmo sottolineare il fatto che nei mercati già si registra scarsa affluenza di consumatori spaventati o comunque invitati ad uscire solo per stretta necessità, se poi a ciò si aggiunge uno stop come stiamo vedendo senza che questi operatori abbiano diritto a provvedimenti di ristoro previsti dal Governo si capisce bene come la situazione stia diventando insostenibile.
Non è più possibile continuare ad ignorare le pesanti ricadute che, sul piano dell'intrapresa economica, l'emergenza sanitaria ha prodotto e che, presumibilmente, provocherà ancora nei mesi a venire. Tutti i segmenti del commercio su aree pubbliche hanno sofferto (e stanno ancora soffrendo) la crisi senza godere di quelle attenzioni riservate ad altri comparti. Serve con urgenza un tavolo di confronto con le istituzioni per trovare insieme soluzioni al problema di migliaia di operatori che praticamente da soli stanno affrontando la grave crisi che la pandemia sta determinando.
Ed è per questo che chiediamo al presidente Michele Emiliano un incontro: la categoria ha bisogno di certezze e non di decisioni last minute, il comparto è a rischio tracollo, numerose sono le attività ormai alla canna del gas», concludono Chiarelli e Nazzarini.