Nel Giovedì Santo l’istituzione del sacerdozio ministeriale: una poesia di Don Mimmo Marrone

Un pensiero in questa giornata speciale nel calendario liturgico

giovedì 28 marzo 2024 11.29
A cura di Anna Verzicco
Nel Giovedì Santo - giorno in cui nelle Chiese si svolge il rito della lavanda dei piedi - la Chiesa ricorda l'istituzione del sacerdozio ministeriale.

In questo giorno memoriale don Mimmo Marrone - parroco della Parrocchia San Ferdinando Re - ha scritto e dedicato a tutti i presbiteri una poesia che descrive quelli che possono essere gli aspetti più nascosti che si celano nell'animo di un prete.

Ho visto un prete piangere
(Dedicata a noi preti nel nostro giorno memoriale)

Ho visto un prete piangere
tra le pieghe della sera,
con il cuore a pezzi, a spargere
la luce che in lui si avvera.

Ho visto un prete piangere
sotto il peso del suo carico,
con le mani strette a difendere
un mondo con rammarico.

Ho visto un prete piangere
per i dolori che non sapeva lenire,
con lo sguardo il nulla a infrangere
in cerca di speranza da lambire.

Ma non erano lacrime di debolezza,
né un segno di cedimento o di paura,
era il grido di un'anima assetata di bellezza,
in un mondo che spesso nega la sua cura.

E così, nell'ombra della sua umanità,
il prete si rivela uomo e fratello,
portando con sé la sua fragilità,
nel cammino verso un amore più bello.

E mentre le lacrime scendono lente,
rivela il mistero di una fede viva,
che non si arrende alla notte presente,
ma si fa luce nel buio, sempre più attiva.

Ho visto un prete piangere,
e ho imparato che il pianto non è sconfitta,
ma il grido di un'anima pronta a vedere
la bellezza dell'amore nella vita più trafitta.

Ho visto un prete piangere al chiaro di luna,
sotto l'ombra dell'antica cattedrale,
con il cuore trafitto da una profonda lacuna,
e lo sguardo perso in un'oscurità irreale.

Non era un lamento di debolezza o paura,
ma il lamento di un pastore perduto,
che vede il gregge disperso nella pianura,
e sente la solitudine del suo giaciglio muto.

Piangi, prete, per quanto ti brucia nel profondo,
quel sentimento di sconforto che ti tiene sveglio,
bramando dal cielo risposte al tuo mondo,
e ti lascia ostaggio di dubbi fino al risveglio.

Piangi, prete, per i peccati del mondo,
per le anime smarrite nel labirinto del male,
ma sappi che il tuo pianto è un grido profondo,
che si eleva al cielo come un raggio mattinale.

Non temere il tuo pianto, o prete umano,
ma lascialo fluire libero e sincero,
perché nel suo fluire c'è un messaggio sovrano,
di speranza e redenzione, di vita e mistero.

Mimmo Marrone, presbitero