Ospedale di Andria, avviato il trattamento delle occlusioni coronariche croniche
L'obiettivo è incrementare il volume e la qualità delle prestazioni offerte nella Bat
martedì 11 aprile 2023
14.45
L'unità operativa di emodinamica del "Bonomo" di Andria, diretta dal dottor Giovanni Valenti, ha eseguito nel 2022 circa 1200 coronarografie e 500 procedure di angioplastica coronarica. Il prevalente trattamento delle sindromi coronariche acute ha permesso negli ultimi anni di collocare la Bat ai primi posti in Puglia per numero di pazienti trattati con angioplastica primaria, eseguita cioè in corso di infarto miocardico acuto.
Nell'ottica di implementare la qualità ed il volume delle prestazioni offerte anche ai pazienti con cardiopatia ischemica cronica stabile - che spesso sono costretti a ricorrere a strutture extra-Asl Bt - si è ritenuto opportuno anche avviare, a partire dal mese di marzo, un programma strutturato per il trattamento delle occlusioni coronariche croniche.
«A coronamento di un armonico lavoro delle equipe medica e tecnico-infermieristica sono state già eseguite, con successo e senza complicanze, due procedure di disostruzione coronarica a due pazienti, rispettivamente uomo e donna, di 47 e 55 anni» ha dichiarato il dottor Giovanni Valenti, responsabile del reparto del "Bonomo". «Ringrazio il direttore dell'unità operativa di cardiologia di Andria e del dipartimento cardiologico, dottor Bartolomucci, per aver contribuito alla realizzazione del programma e aver sempre fornito il proprio supporto organizzativo. Il segreto del successo della Cardiologia di Andria risiede, infatti, nella fattiva collaborazione che giornalmente si attua fra le equipe della cardiologia e dell'emodinamica».
La cardiopatia ischemica rappresenta la principale causa di morte nel mondo occidentale. L'azione di fattori di rischio come il fumo, il diabete, l'ipertensione e l'ipercolesterolemia determinano a livello di tutte le arterie dell'organismo, e in particolare a livello delle coronarie, un processo conosciuto come aterosclerosi che consiste nella formazione di restringimenti (stenosi) progressivi che determinano una riduzione critica della quantità di sangue che nutre il muscolo cardiaco. Quando una coronaria è chiusa da oltre tre mesi si parla di occlusione cronica e questo si riscontra in circa il 10 % dei pazienti con malattia delle coronarie.
L'angioplastica coronarica è una metodica mini-invasiva, che si esegue a paziente sveglio e cosciente, che consiste nella introduzione per lo più attraverso le arterie del polso di cateteri attraverso i quali vengono avanzati nelle coronarie dei palloni che dilatano i restringimenti coronarici, e quindi lo stent, una retina metallica che permette di ripristinare l'architettura della coronaria e di far arrivare la corretta quantità di sangue al muscolo cardiaco.
«Il trattamento interventistico delle occlusioni coronariche rappresenta attualmente la sfida più ardua per il cardiologo interventista poiché richiede un elevato grado di esperienza, di competenza ed una approfondita conoscenza dei materiali e delle tecniche da utilizzare. Imprescindibile è la disponibilità di strumentazioni all'avanguardia, attualmente presenti nel nostro laboratorio grazie all'impegno della Direzione strategica dell'Asl Bt, che permettono di intervenire al meglio anche in situazioni non semplici» ha spiegato il dottor Valenti. «Oltre che proseguire nel trattamento delle occlusioni coronariche croniche e implementare l'utilizzo nella pratica clinica dei sistemi di imaging, di debulking di placca e della valutazione funzionale invasiva, nel prossimo futurointrodurremo ulteriori innovazioni, prime fra tutte il trattamento dell'ipertensione refrattaria mediante la denervazione renale, un trattamento mini-invasivo di ablazione del sistema nervoso simpatico delle arterie renali che si è dimostrato in grado di migliorare il controllo pressorio e la qualità di vita dei pazienti ipertesi non completamente controllati dalla terapia farmacologica» ha concluso.
Nell'ottica di implementare la qualità ed il volume delle prestazioni offerte anche ai pazienti con cardiopatia ischemica cronica stabile - che spesso sono costretti a ricorrere a strutture extra-Asl Bt - si è ritenuto opportuno anche avviare, a partire dal mese di marzo, un programma strutturato per il trattamento delle occlusioni coronariche croniche.
«A coronamento di un armonico lavoro delle equipe medica e tecnico-infermieristica sono state già eseguite, con successo e senza complicanze, due procedure di disostruzione coronarica a due pazienti, rispettivamente uomo e donna, di 47 e 55 anni» ha dichiarato il dottor Giovanni Valenti, responsabile del reparto del "Bonomo". «Ringrazio il direttore dell'unità operativa di cardiologia di Andria e del dipartimento cardiologico, dottor Bartolomucci, per aver contribuito alla realizzazione del programma e aver sempre fornito il proprio supporto organizzativo. Il segreto del successo della Cardiologia di Andria risiede, infatti, nella fattiva collaborazione che giornalmente si attua fra le equipe della cardiologia e dell'emodinamica».
La cardiopatia ischemica rappresenta la principale causa di morte nel mondo occidentale. L'azione di fattori di rischio come il fumo, il diabete, l'ipertensione e l'ipercolesterolemia determinano a livello di tutte le arterie dell'organismo, e in particolare a livello delle coronarie, un processo conosciuto come aterosclerosi che consiste nella formazione di restringimenti (stenosi) progressivi che determinano una riduzione critica della quantità di sangue che nutre il muscolo cardiaco. Quando una coronaria è chiusa da oltre tre mesi si parla di occlusione cronica e questo si riscontra in circa il 10 % dei pazienti con malattia delle coronarie.
L'angioplastica coronarica è una metodica mini-invasiva, che si esegue a paziente sveglio e cosciente, che consiste nella introduzione per lo più attraverso le arterie del polso di cateteri attraverso i quali vengono avanzati nelle coronarie dei palloni che dilatano i restringimenti coronarici, e quindi lo stent, una retina metallica che permette di ripristinare l'architettura della coronaria e di far arrivare la corretta quantità di sangue al muscolo cardiaco.
«Il trattamento interventistico delle occlusioni coronariche rappresenta attualmente la sfida più ardua per il cardiologo interventista poiché richiede un elevato grado di esperienza, di competenza ed una approfondita conoscenza dei materiali e delle tecniche da utilizzare. Imprescindibile è la disponibilità di strumentazioni all'avanguardia, attualmente presenti nel nostro laboratorio grazie all'impegno della Direzione strategica dell'Asl Bt, che permettono di intervenire al meglio anche in situazioni non semplici» ha spiegato il dottor Valenti. «Oltre che proseguire nel trattamento delle occlusioni coronariche croniche e implementare l'utilizzo nella pratica clinica dei sistemi di imaging, di debulking di placca e della valutazione funzionale invasiva, nel prossimo futurointrodurremo ulteriori innovazioni, prime fra tutte il trattamento dell'ipertensione refrattaria mediante la denervazione renale, un trattamento mini-invasivo di ablazione del sistema nervoso simpatico delle arterie renali che si è dimostrato in grado di migliorare il controllo pressorio e la qualità di vita dei pazienti ipertesi non completamente controllati dalla terapia farmacologica» ha concluso.