La fede nel Venerdì Santo: le parole del priore dello Sterpeto di San Ferdinando

Intervista ad Andrea Lofoco, in occasione della processione dei Misteri

giovedì 17 aprile 2025 16.06
A cura di Lucia Dargenio
In occasione del Venerdì Santo, uno dei momenti più sentiti dalla comunità di San Ferdinando di Puglia, abbiamo incontrato il priore della Confraternita dello Sterpeto. Un dialogo sincero, in cui si riflette sul valore delle statue sacre, sulla preparazione spirituale dei confratelli e sul bisogno, oggi più che mai, di un ritorno alla fede autentica. Le statue di Gesù nell'Orto e di Gesù con la croce sono portatrici di momenti fondamentali della Passione.

Cosa rappresentano per la Confraternita dello Sterpeto e per i fedeli che partecipano alla processione?

"Queste statue non sono semplici oggetti sacri, ma simboli profondi della nostra fede. Rappresentano momenti centrali della Passione di Cristo e accompagnarle in processione significa rivivere quelle sofferenze, con rispetto e commozione. È qualcosa che bisogna sentire dentro. Personalmente, ricordo ancora l'emozione che provai il primo anno in cui assunsi il ruolo di priore: un misto di responsabilità e di profonda spiritualità. Sono momenti che toccano l'anima. Purtroppo, oggi i giovani si sono un po' allontanati dalla Chiesa. Cerchiamo ogni giorno di coinvolgerli, ma è innegabile che la pandemia abbia inciso molto. Il Covid ha creato una distanza difficile da colmare, e con il tempo l'interesse verso questi riti si è affievolito".

Come vi preparate, voi confratelli, a questo momento così importante?

"La preparazione è prima di tutto spirituale. Fino al Giovedì Santo, ogni sera ci ritroviamo per i Vespri e per la recita del Rosario. È un momento di raccoglimento e di unione fraterna. Il giovedì mattina, invece, ci riuniamo in sede per preparare le statue decorandole con i fiori. Il Venerdì Santo, dopo la Processione del Legno Santo, andiamo tutti a confessarci: è il nostro modo per presentarci puri e pronti davanti a Dio in occasione della Pasqua".

Questa processione ha un valore storico per la nostra comunità. Nel corso degli anni, ha subito diversi cambiamenti. C'è qualcosa che, secondo lei, andrebbe riscoperto o valorizzato?

"Un tempo le feste religiose erano vissute con maggiore partecipazione. La fede era più forte, più sentita. Oggi, purtroppo, vediamo chiese quasi vuote, e non è una bella cosa. Ricordo quando, da ragazzo, restavamo in giro tutta la notte per vivere appieno questi momenti. Ora la situazione è cambiata, è tutto più veloce, più superficiale. Credo che dovremmo riscoprire il valore della preghiera. Solo così potremo ridare vita a tradizioni che rischiano di andare perdute."

Qual è il suo augurio per la comunità di San Ferdinando in occasione della Pasqua?

"Il mio augurio è che possiamo diventare persone migliori, più buone, e che si torni ad avere fede. Viviamo in un mondo in cui la cattiveria è tanta e, troppo spesso, pensiamo solo al denaro. Dovremmo invece imparare a volerci bene, a riscoprire ciò che conta davvero. Quando vado in chiesa e ne esco, mi sento una persona diversa. È lì, nel buio della preghiera, che trovo risposte ai miei problemi. Mi piacerebbe che ognuno potesse riscoprire quella stessa pace e quella forza che io trovo quando sono in preghiera".