Vita di città
A San Ferdinando di Puglia un incontro sul potere terapeutico del sorriso
«Non sorridono le persone felici, ma sono felici le persone che sorridono»
San Ferdinando - martedì 10 ottobre 2023
9.44
«Una persona che ti riesce a far vedere la parte positiva dove tu vedi solo una tragedia ti aiuta»: questa una delle risposte fornite da Mimmo Armiento, psicoterapeuta che mercoledì 4 ottobre, a San Ferdinando di Puglia - nell'auditorium dell'istituto dell'Aquila-Staffa – insieme all' associazione "Ingannevole come l'amore" ha aperto il primo incontro di Icla on the Road, un laboratorio di Psicologia Positiva e spiritualità cattolica.
Un incontro che ha visto prima un breve monologo con il sorriso come protagonista, seguito dall'intervento dello psicoterapeuta che ha coinvolto il pubblico con giochi che spingevano a sorridere e terminato con la voce melodica di Rosanna Perrone che ha cantato sulle note di una canzone tratta dal film "I passi dell'amore".
Abbiamo infine posto alcune domande allo psicoterapeuta Mimmo Armiento.
Come è nata questa idea degli incontri?
«Facciamo parte di un'associazione che si chiama "Ingannevole come l'amore". Da una dozzina d'anni inventiamo, creiamo degli eventi, delle iniziative che possano invitare le persone a riscoprire dei potenziali di felicità, di gioia che possono avere dalla vita e lo facciamo non soltanto partendo dai dati della psicologia positiva e quindi dalle ricerche che ci fanno capire che cosa ci fa stare bene, ma trovando anche il fondamento di questa psicologia positiva in quella intuizione di Dio che per primo ci pensa positivo, che è un po' come l'origine di questo desiderio di bene, di felicità e quindi mettendo insieme queste due realtà. Noi ci esprimiamo soprattutto attraverso dei weekend perché nel corso di un weekend si riesce a di più a permettere a delle persone di immergersi in una realtà, di guardarsi dentro, di leggersi e anche di prendere delle decisioni migliori, più buone per la loro vita. Noi partiamo da questo sorriso prima di tutto che nella coscienza ci parla come una voce che ci invita al bene, non con un dito puntato, ma con un 'sarebbe bello'. Un contesto in cui una persona possa sentirsi sicura, custodita e quindi incontrare questa voce, questo sorriso, qualcosa che porta da sé a capire qual è la cosa giusta da fare».
Qual è l'obiettivo di questi incontri?
«L'obiettivo è quello di risvegliare la coscienza di questo bene che ci portiamo dentro. Molte persone hanno un modo anche ideologizzato di pensare a Dio o schematizzato dentro i canoni di una religione, anche persone di fede cattolica potrebbero non avere l'intuizione di Dio come sorriso prima di tutto. E quindi questa serata, questi nostri eventi possono aiutare le persone anche a intuire Dio nella maniera in cui ogni uomo può farlo e poi diamo anche tante mappe dell'umano che permettono alle persone di rendersi conto di dove si trovano e cosa bisogna fare per andare dal punto A al punto B. Quindi anche una serata può cambiare la vita, può aiutare le persone».
Si è parlato di sorriso, lei è uno psicoterapeuta, quanto può essere difficile far sorridere i propri pazienti?
«Questo è il mio compito, io faccio "clown terapia", cioè partendo da tragedie, situazioni, cerco di portare comunque le persone al sorriso, un sorriso che va oltre la solita definizione comune, quando parliamo di sorriso non bisogna pensare che sono sempre risate, sorriso può anche essere una mano che si stringe mentre ci commuoviamo insieme. Il lavoro che faccio è proprio questo, quello di invitare le persone a uscire fuori da quella chiusura, da quell'indurimento e di lasciarsi incontrare da un sorriso, il mio che prova a contagiare il loro. E la relazione psicoterapeutica non è molto diversa da tutte le altre relazioni, perché le relazioni possono essere psicoterapeutiche o psicodistruttive, sono psicodistruttive quando hai un dito puntato, quando accusi, sono psicoterapeutiche quando li inviti alla festa, quando li inviti al sorriso».
C'è un motto che lei ripete a se stesso prima di salire sul palco?
«Si e lo ripetiamo in gruppo ogni volta: "non per potenza né per forza, ma per lo spirito di Dio". Cioè significa che quello che facciamo non é per potenza nostra, né perché io sono ganzo o uso mille tecniche e neanche per forza, non lo facciamo per costrizione, perché qualcuno ce lo chiede, ma per lo spirito di vita, in comunione con il sorriso, perché sposiamo questo bene, perché ci sentiamo solidali con Dio. Questa comunione, che nel linguaggio cristiano cattolico è lo spirito di Dio, noi la invochiamo ogni volta prima di fare un incontro.
Il giorno dell'incontro si celebrava San Francesco, pensa che questo santo possa rappresentare un po' questo sorriso?
«Beh sì, lo abbiamo visto, questo sorriso lo ha espresso in condizioni di vita non proprio ideali, agevoli. Sorridere non significa che vada tutto bene, ma che sono io che mi metto dalla parte del bene, sono io che voglio fare il tifo per il bene anche nelle situazioni in cui qualcosa non va. La perfetta letizia di San Francesco è proprio questa: puoi sempre decidere di stare dalla parte del bene di questo sorriso al di là della tempesta, delle vessazioni che subisci».
Un incontro che ha visto prima un breve monologo con il sorriso come protagonista, seguito dall'intervento dello psicoterapeuta che ha coinvolto il pubblico con giochi che spingevano a sorridere e terminato con la voce melodica di Rosanna Perrone che ha cantato sulle note di una canzone tratta dal film "I passi dell'amore".
Abbiamo infine posto alcune domande allo psicoterapeuta Mimmo Armiento.
Come è nata questa idea degli incontri?
«Facciamo parte di un'associazione che si chiama "Ingannevole come l'amore". Da una dozzina d'anni inventiamo, creiamo degli eventi, delle iniziative che possano invitare le persone a riscoprire dei potenziali di felicità, di gioia che possono avere dalla vita e lo facciamo non soltanto partendo dai dati della psicologia positiva e quindi dalle ricerche che ci fanno capire che cosa ci fa stare bene, ma trovando anche il fondamento di questa psicologia positiva in quella intuizione di Dio che per primo ci pensa positivo, che è un po' come l'origine di questo desiderio di bene, di felicità e quindi mettendo insieme queste due realtà. Noi ci esprimiamo soprattutto attraverso dei weekend perché nel corso di un weekend si riesce a di più a permettere a delle persone di immergersi in una realtà, di guardarsi dentro, di leggersi e anche di prendere delle decisioni migliori, più buone per la loro vita. Noi partiamo da questo sorriso prima di tutto che nella coscienza ci parla come una voce che ci invita al bene, non con un dito puntato, ma con un 'sarebbe bello'. Un contesto in cui una persona possa sentirsi sicura, custodita e quindi incontrare questa voce, questo sorriso, qualcosa che porta da sé a capire qual è la cosa giusta da fare».
Qual è l'obiettivo di questi incontri?
«L'obiettivo è quello di risvegliare la coscienza di questo bene che ci portiamo dentro. Molte persone hanno un modo anche ideologizzato di pensare a Dio o schematizzato dentro i canoni di una religione, anche persone di fede cattolica potrebbero non avere l'intuizione di Dio come sorriso prima di tutto. E quindi questa serata, questi nostri eventi possono aiutare le persone anche a intuire Dio nella maniera in cui ogni uomo può farlo e poi diamo anche tante mappe dell'umano che permettono alle persone di rendersi conto di dove si trovano e cosa bisogna fare per andare dal punto A al punto B. Quindi anche una serata può cambiare la vita, può aiutare le persone».
Si è parlato di sorriso, lei è uno psicoterapeuta, quanto può essere difficile far sorridere i propri pazienti?
«Questo è il mio compito, io faccio "clown terapia", cioè partendo da tragedie, situazioni, cerco di portare comunque le persone al sorriso, un sorriso che va oltre la solita definizione comune, quando parliamo di sorriso non bisogna pensare che sono sempre risate, sorriso può anche essere una mano che si stringe mentre ci commuoviamo insieme. Il lavoro che faccio è proprio questo, quello di invitare le persone a uscire fuori da quella chiusura, da quell'indurimento e di lasciarsi incontrare da un sorriso, il mio che prova a contagiare il loro. E la relazione psicoterapeutica non è molto diversa da tutte le altre relazioni, perché le relazioni possono essere psicoterapeutiche o psicodistruttive, sono psicodistruttive quando hai un dito puntato, quando accusi, sono psicoterapeutiche quando li inviti alla festa, quando li inviti al sorriso».
C'è un motto che lei ripete a se stesso prima di salire sul palco?
«Si e lo ripetiamo in gruppo ogni volta: "non per potenza né per forza, ma per lo spirito di Dio". Cioè significa che quello che facciamo non é per potenza nostra, né perché io sono ganzo o uso mille tecniche e neanche per forza, non lo facciamo per costrizione, perché qualcuno ce lo chiede, ma per lo spirito di vita, in comunione con il sorriso, perché sposiamo questo bene, perché ci sentiamo solidali con Dio. Questa comunione, che nel linguaggio cristiano cattolico è lo spirito di Dio, noi la invochiamo ogni volta prima di fare un incontro.
Il giorno dell'incontro si celebrava San Francesco, pensa che questo santo possa rappresentare un po' questo sorriso?
«Beh sì, lo abbiamo visto, questo sorriso lo ha espresso in condizioni di vita non proprio ideali, agevoli. Sorridere non significa che vada tutto bene, ma che sono io che mi metto dalla parte del bene, sono io che voglio fare il tifo per il bene anche nelle situazioni in cui qualcosa non va. La perfetta letizia di San Francesco è proprio questa: puoi sempre decidere di stare dalla parte del bene di questo sorriso al di là della tempesta, delle vessazioni che subisci».