Religioni
Don Paolo, un dono per la nostra comunità. Domani la sua ordinazione presbiteriale
Il futuro sacerdote racconta la sua vocazione
San Ferdinando - venerdì 10 settembre 2021
12.10
Don Paolo Spera, 27 anni, originario della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù.
È lui il giovane diacono di San Ferdinando di Puglia che sabato 11 settembre presso la Cattedrale di Trani, verrà ordinato presbitero.
È stato un cammino lungo, il suo, fatto di timori e prese di coscienza , ma soprattutto carico di Fede e di Grazia verso il Signore.
"Prima di entrare in seminario, avevo timore di non riuscire negli studi o di non saper condurre un certo stile di vita, quello che il mondo mi proponeva".
La sua vocazione è nata in parrocchia, frequentando il gruppo dei ministranti e soprattutto stando a contatto con la sofferenza dei malati. "Non ho ricevuto la chiamata in un momento in particolare, ma nel corso del tempo, vivendo varie esperienze di Fede. Non vedevo l'ora che arrivasse quel primo venerdì del mese, lo stesso in cui, con don Cosimo portavamo la Comunione agli ammalati. Non eravamo noi a dare qualcosa a loro, bensì loro a noi. Questo ricevere ha fatto esplodere il mio cuore e mi ha fatto comprendere la mia strada: mettermi a servizio per gli altri . Così nasce la mia Vocazione: con e dagli ammalati".
Ma come spiegare una scelta così profonda alla propria famiglia, ai propri amici? "Alla mia famiglia lo dissi due settimane prima di entrare al propedeutico. Era durante un pranzo e non potevo più rimandare. Mia madre disse che se lo aspettavano e si emozionarono, subito mi sostennero, capendo che quella era la scelta che mi rendeva felice – continua don Paolo. I miei amici, quelli di comitiva, ci scherzavano un po' su, quelli più stretti si mostrarono subito contenti e onorati".
Ma la propensione verso un cammino da consacrato, non lo rendeva meno umile o più superiore.
"Da ragazzo ho avuto le mie cotte, come chiunque e con gli amici facevo in modo di essere sempre me stesso, senza mai metterli da parte nonostante i vari impegni in parrocchia".
Una tale scelta per altri implicherebbe delle rinunce, per don Paolo solo più occasioni.
"Certamente, anche io ho pensato alla vita matrimoniale ed è stata proprio questa a convincermi ancor di più della mia scelta. Non mi sarebbe bastato dedicarmi a una sola persona, avevo bisogno di dedicarmi a famiglie intere. Non volevo avere altri vincoli se non gli altri. Il pensiero del matrimonio è stato ampiamente superato da un amore più grande. Io, l'ossigeno, lo trovavo nella parrocchia".
Così giovane e già catapultato in un mondo che più che realtà sembra fantasia, o meglio ancora un sogno.
" Devo ancora realizzare l'idea di poter celebrare il Sacrificio della Santa Messa. Sono un servo che in maniera indegna offre quel sacrificio, che più che caricarsi di onore, si carica di una grande umiltà. Questo mistero è talmente grande che penso di comprenderlo man mano che lo si celebra".
Per don Paolo diventare sacerdote significa comprendere le nuove necessità e metterle in pratica.
"Puntare quali sono i segni dei tempi, direbbe San Giovanni XXIII, cioè capire il vero bisogno, l'essenziale per l'altro, prosegue così don Paolo. Il mio primo impegno è quello di portare il Vangelo nella sua concretezza, anzitutto con il mio impegno personale.
Ma come ogni sacerdote, anche don Paolo si sente attratto verso un particolare tipo di Apostolato: le Vocazioni. "Siamo freschi di seminario e a me ha aiutato molto il cammino, sia nel Seminario Maggiore che nel Seminario minore con gli incontri vocazionali. Quindi mi sento portato con tutto me stesso a mettermi a servizio di tutta la Diocesi per la pastorale vocazionale".
Pronto alla sua Ordinazione, don Paolo conclude la nostra intervista con un consiglio per i giovani
"Bisogna credere in se stessi, nei propri sogni e coltivarli e avere l'audacia di andare contro corrente. Chiamare per nome le proprie paure e ripartire da lì. Tutto questo affidandoci nelle mani del Signore".
È lui il giovane diacono di San Ferdinando di Puglia che sabato 11 settembre presso la Cattedrale di Trani, verrà ordinato presbitero.
È stato un cammino lungo, il suo, fatto di timori e prese di coscienza , ma soprattutto carico di Fede e di Grazia verso il Signore.
"Prima di entrare in seminario, avevo timore di non riuscire negli studi o di non saper condurre un certo stile di vita, quello che il mondo mi proponeva".
La sua vocazione è nata in parrocchia, frequentando il gruppo dei ministranti e soprattutto stando a contatto con la sofferenza dei malati. "Non ho ricevuto la chiamata in un momento in particolare, ma nel corso del tempo, vivendo varie esperienze di Fede. Non vedevo l'ora che arrivasse quel primo venerdì del mese, lo stesso in cui, con don Cosimo portavamo la Comunione agli ammalati. Non eravamo noi a dare qualcosa a loro, bensì loro a noi. Questo ricevere ha fatto esplodere il mio cuore e mi ha fatto comprendere la mia strada: mettermi a servizio per gli altri . Così nasce la mia Vocazione: con e dagli ammalati".
Ma come spiegare una scelta così profonda alla propria famiglia, ai propri amici? "Alla mia famiglia lo dissi due settimane prima di entrare al propedeutico. Era durante un pranzo e non potevo più rimandare. Mia madre disse che se lo aspettavano e si emozionarono, subito mi sostennero, capendo che quella era la scelta che mi rendeva felice – continua don Paolo. I miei amici, quelli di comitiva, ci scherzavano un po' su, quelli più stretti si mostrarono subito contenti e onorati".
Ma la propensione verso un cammino da consacrato, non lo rendeva meno umile o più superiore.
"Da ragazzo ho avuto le mie cotte, come chiunque e con gli amici facevo in modo di essere sempre me stesso, senza mai metterli da parte nonostante i vari impegni in parrocchia".
Una tale scelta per altri implicherebbe delle rinunce, per don Paolo solo più occasioni.
"Certamente, anche io ho pensato alla vita matrimoniale ed è stata proprio questa a convincermi ancor di più della mia scelta. Non mi sarebbe bastato dedicarmi a una sola persona, avevo bisogno di dedicarmi a famiglie intere. Non volevo avere altri vincoli se non gli altri. Il pensiero del matrimonio è stato ampiamente superato da un amore più grande. Io, l'ossigeno, lo trovavo nella parrocchia".
Così giovane e già catapultato in un mondo che più che realtà sembra fantasia, o meglio ancora un sogno.
" Devo ancora realizzare l'idea di poter celebrare il Sacrificio della Santa Messa. Sono un servo che in maniera indegna offre quel sacrificio, che più che caricarsi di onore, si carica di una grande umiltà. Questo mistero è talmente grande che penso di comprenderlo man mano che lo si celebra".
Per don Paolo diventare sacerdote significa comprendere le nuove necessità e metterle in pratica.
"Puntare quali sono i segni dei tempi, direbbe San Giovanni XXIII, cioè capire il vero bisogno, l'essenziale per l'altro, prosegue così don Paolo. Il mio primo impegno è quello di portare il Vangelo nella sua concretezza, anzitutto con il mio impegno personale.
Ma come ogni sacerdote, anche don Paolo si sente attratto verso un particolare tipo di Apostolato: le Vocazioni. "Siamo freschi di seminario e a me ha aiutato molto il cammino, sia nel Seminario Maggiore che nel Seminario minore con gli incontri vocazionali. Quindi mi sento portato con tutto me stesso a mettermi a servizio di tutta la Diocesi per la pastorale vocazionale".
Pronto alla sua Ordinazione, don Paolo conclude la nostra intervista con un consiglio per i giovani
"Bisogna credere in se stessi, nei propri sogni e coltivarli e avere l'audacia di andare contro corrente. Chiamare per nome le proprie paure e ripartire da lì. Tutto questo affidandoci nelle mani del Signore".