Vita di città
«Gesto gratuito e distruttivo», dopo la morte del gattino Leone parla don Mimmo Marrone
Interviene il parroco di San Ferdinando Re. Sul disagio degli adolescenti dice: «Serve un approccio che coinvolga diversi settori della società»
San Ferdinando - venerdì 12 gennaio 2024
19.44
Una morte che ha sconvolto l'intero paese di San Ferdinando di Puglia, quella di Leone, il gatto brutalmente ferito con petardi da un gruppo di balordi. Nella speranza che il povero animale si salvasse, gran parte della comunità è intervenuta mostrando le proprie reazioni sui social e non solo, a volte anche particolarmente aggressive.
Abbiamo chiesto, a questo proposito, al parroco della Parrocchia San Ferdinando Re - nella persona di Don Mimmo Marrone - di esprimere le proprie considerazioni a riguardo.
Qual è il suo pensiero circa l'orrore perpetrato nei confronti del gatto Leone?
"La violenza perpetrata da questi adolescenti a danno del gatto Leone evidenzia una dimensione particolarmente preoccupante, in quanto si manifesta come un atto privo di scopo costruttivo, una sorta di espressione gratuita e distruttiva, risultando, in definitiva, fine a sé stessa – inizia così il parroco della Chiesa Madre.
"Rivela altresì una mancanza di consapevolezza delle conseguenze a lungo termine delle azioni violente. Gli adolescenti spesso agiscono mossi da uno stato di frustrazione, rabbia o disorientamento, senza considerare appieno il danno che possono arrecare a sé stessi, agli altri, agli animali e alle cose. La violenza gratuita degli adolescenti potrebbe derivare da una mancanza di alternative costruttive per esprimere le proprie emozioni o risolvere i conflitti, riflettendo un bisogno di sostegno ed educazione nella gestione delle emozioni".
Cosa pensa a riguardo delle reazioni suscitate dall'evento sia sui social che nella realtà?
"Come sempre accade sui social, sono reazioni e opinioni fortemente influenzate dalle emozioni istantanee (emotivismo) piuttosto che da un pensiero razionale e ponderato. Questa dinamica può generare una serie di reazioni rapide e spesso impulsive che possono avere conseguenze significative sulla qualità del dialogo online e sulla percezione della realtà".
Continua così don Mimmo, spiegando le conseguenze delle emozioni istantanee: "L'emotivismo sui social media può portare a una polarizzazione eccessiva altrettanto aggressiva, se non maggiore, di quella che si vuole stigmatizzare, in cui le persone reagiscono in modo estremo a situazioni complesse senza considerare a fondo le sfumature o le diverse prospettive. L'approccio emotivo spesso si traduce in un linguaggio eccessivamente passionale, alimentando discussioni cariche di conflitto anziché di comprensione reciproca – continua - dall'altro lato, l'emotivismo può anche essere un veicolo per la mobilitazione e la sensibilizzazione su questioni importanti. L'empatia e l'indignazione suscitate dalle emozioni possono motivare azioni positive e cambiamenti sociali. Tuttavia, è importante trovare un equilibrio tra la risposta emotiva e una riflessione più approfondita per evitare derive dannose".
Conclude il parroco facendo riferimento alla "doppia faccia" dell'emotivismo : "In conclusione, l'emotivismo sui social media rappresenta una doppia spada che può alimentare reazioni e comportamenti costruttivi, ma allo stesso tempo può contribuire a un clima di discussione superficiale e polarizzato. Sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva e promuovere il pensiero critico possono essere passi cruciali per migliorare la qualità del dibattito online e favorire una comunicazione più costruttiva e informata".
In che modo pensa bisognerebbe reagire a questa situazione?
"Non ci sono soluzioni magiche a portata di mano di fronte a tali situazioni. È comunque necessario intervenire secondo un approccio olistico che coinvolga diversi settori della società, tra cui istruzione, famiglia, comunità e servizi sociali che abbiano questi obiettivi comuni" – questo sostiene il parroco don Mimmo, elencando di seguito i vari e possibili modi per risolvere tali atteggiamenti.
"Ecco alcune possibili soluzioni:
Abbiamo chiesto, a questo proposito, al parroco della Parrocchia San Ferdinando Re - nella persona di Don Mimmo Marrone - di esprimere le proprie considerazioni a riguardo.
Qual è il suo pensiero circa l'orrore perpetrato nei confronti del gatto Leone?
"La violenza perpetrata da questi adolescenti a danno del gatto Leone evidenzia una dimensione particolarmente preoccupante, in quanto si manifesta come un atto privo di scopo costruttivo, una sorta di espressione gratuita e distruttiva, risultando, in definitiva, fine a sé stessa – inizia così il parroco della Chiesa Madre.
"Rivela altresì una mancanza di consapevolezza delle conseguenze a lungo termine delle azioni violente. Gli adolescenti spesso agiscono mossi da uno stato di frustrazione, rabbia o disorientamento, senza considerare appieno il danno che possono arrecare a sé stessi, agli altri, agli animali e alle cose. La violenza gratuita degli adolescenti potrebbe derivare da una mancanza di alternative costruttive per esprimere le proprie emozioni o risolvere i conflitti, riflettendo un bisogno di sostegno ed educazione nella gestione delle emozioni".
Cosa pensa a riguardo delle reazioni suscitate dall'evento sia sui social che nella realtà?
"Come sempre accade sui social, sono reazioni e opinioni fortemente influenzate dalle emozioni istantanee (emotivismo) piuttosto che da un pensiero razionale e ponderato. Questa dinamica può generare una serie di reazioni rapide e spesso impulsive che possono avere conseguenze significative sulla qualità del dialogo online e sulla percezione della realtà".
Continua così don Mimmo, spiegando le conseguenze delle emozioni istantanee: "L'emotivismo sui social media può portare a una polarizzazione eccessiva altrettanto aggressiva, se non maggiore, di quella che si vuole stigmatizzare, in cui le persone reagiscono in modo estremo a situazioni complesse senza considerare a fondo le sfumature o le diverse prospettive. L'approccio emotivo spesso si traduce in un linguaggio eccessivamente passionale, alimentando discussioni cariche di conflitto anziché di comprensione reciproca – continua - dall'altro lato, l'emotivismo può anche essere un veicolo per la mobilitazione e la sensibilizzazione su questioni importanti. L'empatia e l'indignazione suscitate dalle emozioni possono motivare azioni positive e cambiamenti sociali. Tuttavia, è importante trovare un equilibrio tra la risposta emotiva e una riflessione più approfondita per evitare derive dannose".
Conclude il parroco facendo riferimento alla "doppia faccia" dell'emotivismo : "In conclusione, l'emotivismo sui social media rappresenta una doppia spada che può alimentare reazioni e comportamenti costruttivi, ma allo stesso tempo può contribuire a un clima di discussione superficiale e polarizzato. Sviluppare una maggiore consapevolezza emotiva e promuovere il pensiero critico possono essere passi cruciali per migliorare la qualità del dibattito online e favorire una comunicazione più costruttiva e informata".
In che modo pensa bisognerebbe reagire a questa situazione?
"Non ci sono soluzioni magiche a portata di mano di fronte a tali situazioni. È comunque necessario intervenire secondo un approccio olistico che coinvolga diversi settori della società, tra cui istruzione, famiglia, comunità e servizi sociali che abbiano questi obiettivi comuni" – questo sostiene il parroco don Mimmo, elencando di seguito i vari e possibili modi per risolvere tali atteggiamenti.
"Ecco alcune possibili soluzioni:
- Educazione e gestione delle emozioni
- Fornire risorse e programmi educativi per genitori per aiutarli a comprendere meglio i bisogni e le sfide degli adolescenti.
- Creare spazi di dialogo tra genitori, insegnanti e professionisti per affrontare le questioni legate al comportamento dei giovani.
- Organizzare eventi e iniziative che promuovano la consapevolezza e coinvolgano la comunità nel processo di prevenzione e risoluzione dei problemi.
- Collaborare con le forze dell'ordine per monitorare e rispondere prontamente a comportamenti violenti e criminali.
- Implementare misure preventive attraverso la presenza di forze dell'ordine nelle aree a rischio.