Spighe di grano (repertorio)
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Attualità

L'allarme di Cia Puglia: «Nuovo ribasso del grano duro, 15 euro in meno a tonnellata»

Sicolo: «Di questo passo, i produttori chiuderanno e la pasta sarà sempre meno italiana»

Si è svolto, nella sede di Cia agricoltori italiani di Puglia, un incontro con i rappresentanti delle maggiori associazioni dei consumatori che operano sul territorio regionale. Tema, la campagna nazionale lanciata dall'organizzazione agricola a difesa del grano e della pasta italiani per tutelare da un lato il prezioso lavoro dei produttori cerealicoli, dall'altro il diritto dei consumatori a sapere con certezza, e in completa trasparenza, con quali grani vengono prodotti pasta e pane di cui si nutrono le famiglie italiane. Una campagna nazionale, quella lanciata da CIA Agricoltori Italiani di Puglia, portata avanti anche attraverso una petizione pubblica (link).

Gennaro Sicolo, presidente Cia Puglia e vicepresidente nazionale di Cia agricoltori italiani ha affermato: «Abbiamo presentato la nostra campagna, illustrandone gli obiettivi e anticipando una serie di iniziative che andremo a intraprendere di qui a breve. Crediamo ci siano i presupposti per poter valutare un impegno comune su un tema di enorme importanza, quello della sicurezza alimentare. La pasta è un elemento base per l'alimentazione di milioni di italiani, e non solo. La produzione di grano italiano, dal canto suo, è il primo anello di una filiera apprezzata e riconosciuta in tutto il mondo come simbolo del 'made in Italy' nel mondo. Riteniamo che i valori, la qualità e la sicurezza alimentare di quella filiera siano in grave pericolo, poiché i produttori cerealicoli italiani sono schiacciati da tre fattori: bassa remuneratività, costi di produzione raddoppiati, incidenza crescente di grani esteri importati senza le necessarie garanzie di sicurezza alimentare. Di questo passo, la "pasta italiana" sarà sempre meno italiana e avremo sempre più difficoltà a capire con quali grani è prodotta».

Ad ullteriore e drammatica riprova di quanto sostiene Cia Puglia, le ultime quotazioni alla borsa merci di Bari che martedì 2 maggio hanno toccato il loro punto più basso da 12 mesi a questa parte: il grano duro perde altri 15 euro a tonnellata, scendendo sotto i 350 euro per ciò che attiene alle tipologie "fino", "buono mercantile" e "mercantile", mentre il biologico si attesta attorno ai 360 euro/tonnellata. Da giugno 2022, quanto le quotazioni massime arrivarono a 600 euro/tonnellata, il valore del grano si è quasi dimezzato.

Già nel 2021, si importava il 44% del grano duro impiegato per realizzare la pasta italiana. La soglia che inverte le proporzioni è sempre più vicina. La produzione del frumento italiano di maggior pregio e qualità ha avuto un calo rilevante nel 2022, a causa di una serie di fattori convergenti, non ultimo l'aumento spropositato dei costi di produzione. Nel 2020, seminare-coltivare e poi procedere alla raccolta di grano duro costava ai produttori, per ogni ettaro, 878 euro; nel 2021 il costo per ettaro è arrivato a 1158 euro; nel 2022 il record, con 1.402 euro di costi di produzione per ettaro. Di contro, le quotazioni riconosciute al grano duro italiano, negli ultimi 11 mesi, sono crollate.

«In gioco, lo ribadiamo, ci sono la sicurezza alimentare e il futuro della filiera italiana di grano, pasta e pane. Per questo motivo, se davvero crediamo nel valore strategico della nostra sovranità alimentare, allora il sistema e i meccanismi di granaio Italia devono essere subito attivati» ha evidenziato Sicolo.

«L'avvio del nuovo sistema prevede azioni di contrasto, e naturalmente le relative sanzioni, verso fenomeni speculativi. Tutto questo anche a maggiore tutela per i consumatori, poiché il monitoraggio più stringente sulle operazioni di carico e scarico dei cereali, anche di quelli importati, aumenta la sicurezza alimentare. Il tracciamento interno è fondamentale: non possiamo permettere che la sicurezza alimentare sia messa in secondo piano rispetto a chi vuole spingere valore e qualità verso il basso pur di incrementare i propri profitti a danno dei cerealicoltori e dei consumatori».
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