Religioni
Padre Saverio e la sua vita in Brasile
Il missionario si racconta sulle nostre pagine
San Ferdinando - domenica 27 giugno 2021
13.37
Questa è la storia di Padre Saverio Paolillo: originario di Barletta e missionario comboniano del Cuore di Gesù in Brasile che nei giorni 8-11 giugno, ha predicato durante il Triduo e la festa del Sacro Cuore di Gesù.
Da ben 36 anni dedica la sua vita a bambini e adolescenti di strada, coinvolti nella malavita e spesso dipendenti chimici. Offre il suo aiuto anche all'interno di carceri, soprattutto minorili.
"Sono alla mia terza esperienza in Brasile: 14 anni a San Paolo, altri 14 nello stato dello Spirito Santo e attualmente mi trovo nella punta più orientale del Brasile, a Santa Rita, nello Stato della Paraíba".
Il Brasile si presenta come uno dei paesi più ingiusti al mondo: il 20% della popolazione detiene quasi l'80% delle ricchezze. "La gente è stata costretta ad emigrare verso i grandi centri urbani in cui, non trovando lavoro, né una casa, ha finito per vivere nelle favelas : grandi baraccopoli che ospitano quartieri fatiscenti, privi di sistema fognario, in cui spesso manca anche l'acqua". In questi posti difficilmente lo Stato interviene - prosegue così Padre Saverio. Esiste piuttosto uno Stato parallelo, quello dei narcotrafficanti. Lo Stato dell'illegalità che finisce per supplire le carenze dello Stato, sia a livello di sicurezza pubblica che di servizi sanitari".
In tutto questo, a pagare il prezzo maggiore sono i giovani che finiscono per diventare soldati, operai del narcotraffico. "In Brasile diciamo che il futuro di questi ragazzi è fatto da 3 C: cadeia (=prigione), cadeira de rodas (=sedia a rotelle), cemitério (=cimitero)".
Attualmente, la violenza è la più grande sfida del Brasile. Ogni anno ci sono in media 6.000 omicidi e le vittime sono per lo più giovani poveri e neri tra i 16 e i 29 anni. "Noi diciamo sempre che purtroppo sembra che i proiettili della violenza conoscano: il colore della pelle, l'indirizzo giusto e l'età".
E come se tutto questo non bastasse, ci si ritrova anche a non avere aiuto da parte delle forze dell'ordine. "C'è molta corruzione anche qui e nei casi in cui intervengono, lo fanno con estrema violenza, violando spesso i diritti altrui o provocando la morte di innocenti".
Da ben 36 anni dedica la sua vita a bambini e adolescenti di strada, coinvolti nella malavita e spesso dipendenti chimici. Offre il suo aiuto anche all'interno di carceri, soprattutto minorili.
"Sono alla mia terza esperienza in Brasile: 14 anni a San Paolo, altri 14 nello stato dello Spirito Santo e attualmente mi trovo nella punta più orientale del Brasile, a Santa Rita, nello Stato della Paraíba".
Il Brasile si presenta come uno dei paesi più ingiusti al mondo: il 20% della popolazione detiene quasi l'80% delle ricchezze. "La gente è stata costretta ad emigrare verso i grandi centri urbani in cui, non trovando lavoro, né una casa, ha finito per vivere nelle favelas : grandi baraccopoli che ospitano quartieri fatiscenti, privi di sistema fognario, in cui spesso manca anche l'acqua". In questi posti difficilmente lo Stato interviene - prosegue così Padre Saverio. Esiste piuttosto uno Stato parallelo, quello dei narcotrafficanti. Lo Stato dell'illegalità che finisce per supplire le carenze dello Stato, sia a livello di sicurezza pubblica che di servizi sanitari".
In tutto questo, a pagare il prezzo maggiore sono i giovani che finiscono per diventare soldati, operai del narcotraffico. "In Brasile diciamo che il futuro di questi ragazzi è fatto da 3 C: cadeia (=prigione), cadeira de rodas (=sedia a rotelle), cemitério (=cimitero)".
Attualmente, la violenza è la più grande sfida del Brasile. Ogni anno ci sono in media 6.000 omicidi e le vittime sono per lo più giovani poveri e neri tra i 16 e i 29 anni. "Noi diciamo sempre che purtroppo sembra che i proiettili della violenza conoscano: il colore della pelle, l'indirizzo giusto e l'età".
E come se tutto questo non bastasse, ci si ritrova anche a non avere aiuto da parte delle forze dell'ordine. "C'è molta corruzione anche qui e nei casi in cui intervengono, lo fanno con estrema violenza, violando spesso i diritti altrui o provocando la morte di innocenti".