Religioni
Restaurata la Statua del Risorto: parlano Padre Luigi e il prof. Felice Lovecchio
Domenica scorsa l'evento di presentazione a San Ferdinando
San Ferdinando - giovedì 11 aprile 2024
13.58
Domenica 7 aprile - a San Ferdinando di Puglia - è avvenuta la presentazione del restauro della Statua del Risorto. All'evento sono intervenuti il parroco della Parrocchia B.V.M. del SS. Rosario Padre Luigi Murra; il prof. Felice Lovecchio che ha presentato una sua testimonianza; Leonardo Marrone, restauratore; Aurelio Vania, priore della confraternita Maria SS. del Rosario. Presente anche l'intermezzo musicale del Coro VOX POPULI.
Padre Luigi ci racconta quindi come sono cominciati e poi definitivamente terminati i lavori del simulacro di Gesù Risorto.
Non abbiamo molte fonti storiche, ma facendo riferimento a un libro scritto da Nicolino Ricco, la statua del risorto fu realizzata per la Pasqua del 1924 e, nel 1927, fu arricchita dai due angeli che venivano affiancati per la processione. Nel 1981 venne effettuato il restauro con l'unione degli angeli, formando così un unico corpo e nel 1986, un secondo intervento per rifinire l'immagine con smalti".
La statua del risorto ci dice anche qualcosa di più: il risorto non è solamente colui che non è più nella tomba, colui che sta in piedi e ha sconfitto la morte. Il volto di Gesù guarda il cielo e la sua mano è benedicente. Cristo è morto e il Padre lo risuscita ed è dalla relazione con il Padre che nasce la sua vita. Nella Pasqua ciò che si mostra più potente della morte è la sua figliolanza, cioè Cristo per la relazione che ha con il Padre celeste fu esaudito" – aggiunge Padre Luigi Murra – "Mi piace sottolineare un ultimo aspetto: il risorto è rivestito di un manto rosso. Nell'iconografia il rosso rappresenta la natura divina, è il colore del sangue, della vita, dell'amore. Il vestito rosso attesta dunque che colui che è risorto e colui che è morto. Colui che nella passione era rivestito di scarlatto, il crocifisso, è colui che è risorto. Quest'abito ci mostra la perfetta identità con quel Gesù che è stato messo in croce rispetto al risorto".
Aggiunge un suo contributo con una sua testimonianza sul modo di vivere la Quaresima e la Pasqua il prof. Felice Lovecchio.
Padre Luigi ci racconta quindi come sono cominciati e poi definitivamente terminati i lavori del simulacro di Gesù Risorto.
Dall'origine alla fine dei lavori del simulacro
"Dopo i saggi iniziali, nel marzo del 2019 inoltravamo la richiesta di restauro alla Curia diocesana e alla Sovrintendenza. L'arrivo del Covid bloccò i lavori. Oggi possiamo ammirare la bellezza della statua del risorto in questo centenario della sua realizzazione.Non abbiamo molte fonti storiche, ma facendo riferimento a un libro scritto da Nicolino Ricco, la statua del risorto fu realizzata per la Pasqua del 1924 e, nel 1927, fu arricchita dai due angeli che venivano affiancati per la processione. Nel 1981 venne effettuato il restauro con l'unione degli angeli, formando così un unico corpo e nel 1986, un secondo intervento per rifinire l'immagine con smalti".
Una statua che completa le processioni
"Dai racconti pare che la statua sia stata realizzata per la Pasqua, quasi a voler completare il ciclo di processioni già esistenti all'interno della città. A quella dei misteri e della pietà, si voleva aggiungere quella del Risorto, per dar pienezza al mistero Pasquale".Il risorto e i suoi significati
"Il risorto va a incontrare sulle strade dell'uomo, dell'umanità, ogni uomo e ogni donna, ogni suo discepolo per dare nuovo impulso alla sua vita e renderlo missionario.La statua del risorto ci dice anche qualcosa di più: il risorto non è solamente colui che non è più nella tomba, colui che sta in piedi e ha sconfitto la morte. Il volto di Gesù guarda il cielo e la sua mano è benedicente. Cristo è morto e il Padre lo risuscita ed è dalla relazione con il Padre che nasce la sua vita. Nella Pasqua ciò che si mostra più potente della morte è la sua figliolanza, cioè Cristo per la relazione che ha con il Padre celeste fu esaudito" – aggiunge Padre Luigi Murra – "Mi piace sottolineare un ultimo aspetto: il risorto è rivestito di un manto rosso. Nell'iconografia il rosso rappresenta la natura divina, è il colore del sangue, della vita, dell'amore. Il vestito rosso attesta dunque che colui che è risorto e colui che è morto. Colui che nella passione era rivestito di scarlatto, il crocifisso, è colui che è risorto. Quest'abito ci mostra la perfetta identità con quel Gesù che è stato messo in croce rispetto al risorto".
Aggiunge un suo contributo con una sua testimonianza sul modo di vivere la Quaresima e la Pasqua il prof. Felice Lovecchio.
La Quaresima: com'era vissuta un tempo
Nella liturgia popolare del nostro paese, la Quaresima aveva un suo linguaggio che non sempre coincideva con quello ufficiale della Chiesa.Quarta Domenica
"La quarta domenica si chiamava 'Domenica delle anime del Purgatorio', in quanto nel primo pomeriggio il Parroco attraversava le strade della sua parrocchia in compagnia di due Chierichetti, di cui uno suonava un campanello, e l'altro con una borsa sacra raccoglieva offerte per le messe in suffragio dei defunti".
Quinta Domenica
"La quinta domenica si chiamava 'Domenica delle spine' in ricordo della passione di Gesù Cristo. In chiesa avveniva una specie di oscuramento, perché il Crocifisso veniva avvolto con un panno viola, mentre le nicchie dei santi, Madonna compresa, venivano occultate con tendine color viola; non si sapeva a quale santo rivolgersi".
Venerdì Santo
"Lo scoprimento del Crocifisso avveniva durante la liturgia del Venerdì Santo, mentre le nicchie rivedevano la luce dopo lo scoprimento della statua di Gesù Risorto durante la messa della notte di Pasqua".
Sabato Santo
"Nel pomeriggio del Sabato Santo nella chiesa a porte chiuse, avveniva il trasferimento della statua dalla nicchia, dove ora si trova S. Giuseppe, al lato destro dell'altare maggiore, nascosta dietro un lenzuolo bianco sistemato a modo di tenda. Lo scoprimento era un momento di grande emozione: il celebrante intonava il "Gloria in excelsis Deo" cantato dal coro in latino, contemporaneamente cadeva il lenzuolo e compariva il Cristo Risorto in tutta la luce emanata da un grande lampadario pendente sull'ingresso del presbiterio, i Chierichetti agitavano velocemente i campanelli a disposizione, il sagrestano tirava le corde per risvegliare le campane che per tre giorni erano rimaste rigorosamente a riposo. Alcune persone piangevano di gioia. Debolezze di altri tempi".
Domenica di Pasqua
"La mattina di Pasqua, poco dopo l'alba, si procedeva per dare inizio alla processione con la statua del Risorto che per l'occasione veniva affiancata da due angeli. Il Cristo ha lo sguardo e una mano rivolti verso il cielo, mentre con l'altra mano regge l'asta di una bandierina rossa sormontata da una croce.
Appena la statua usciva dalla chiesa, veniva salutata dal suono squillante di trombe che si prendevano in affitto da una delle pie donne (che allora si chiamavano Bizzoche), la quale approntava anche bandierine bianco rosse che servivano per vivacizzare la festa. La banda musicale, diretta da Nicolino il capobanda, accompagnava l'inno gioioso a Gesù Risorto cantato da un consistente gruppo di fanciulli e fanciulle, non sempre docili al maestro di musica. E così fra canti e suoni, la processione attraversava le vie del paese, portando il lieto annunzio della Risurrezione. Si partiva con un esiguo numero di fedeli, che poi diventava una marea di gente, fino al rientro in chiesa per la messa solenne.
Dopo la gita di Pasquetta, il Parroco iniziava la benedizione delle case, accompagnato da Chierichetti col secchiello dell'acqua santa e con canestri dove si mettevano i dolci che le famiglie offrivano per la parrocchia e di cui i Chierichetti erano i primi deputati all'assaggio.
Ma questo avveniva quando i ministranti si chiamavano Chierichetti".
Appena la statua usciva dalla chiesa, veniva salutata dal suono squillante di trombe che si prendevano in affitto da una delle pie donne (che allora si chiamavano Bizzoche), la quale approntava anche bandierine bianco rosse che servivano per vivacizzare la festa. La banda musicale, diretta da Nicolino il capobanda, accompagnava l'inno gioioso a Gesù Risorto cantato da un consistente gruppo di fanciulli e fanciulle, non sempre docili al maestro di musica. E così fra canti e suoni, la processione attraversava le vie del paese, portando il lieto annunzio della Risurrezione. Si partiva con un esiguo numero di fedeli, che poi diventava una marea di gente, fino al rientro in chiesa per la messa solenne.
Dopo la gita di Pasquetta, il Parroco iniziava la benedizione delle case, accompagnato da Chierichetti col secchiello dell'acqua santa e con canestri dove si mettevano i dolci che le famiglie offrivano per la parrocchia e di cui i Chierichetti erano i primi deputati all'assaggio.
Ma questo avveniva quando i ministranti si chiamavano Chierichetti".