Religioni
Un augurio speciale a tutti i sanferdinandesi in occasione del Natale
Parla il parroco della Chiesa Madre: don Mimmo Marrone
San Ferdinando - martedì 24 dicembre 2024
20.00
Il Natale è ormai alle porte: San Ferdinando si colora sempre più di luci, mercatini, profumi natalizi, pranzi di Natale e gente che inizia a riunirsi intorno alla stessa tavola.
In occasione di uno dei momenti più magici dell'anno, abbiamo chiesto al parroco della Chiesa San Ferdinando Re, nella persona di don Mimmo Marrone di destinare a tutto il popolo sanferdinandese un augurio speciale.
ci inginocchiamo davanti alla tua mangiatoia, pieni di speranza. Sei la luce che porta pace in un mondo ferito da divisioni e conflitti. Il presepe, simbolo della tua nascita, ci ricorda che sei salvezza per tutti.
In questo Giubileo della speranza, affidiamo a te i sogni di pace e giustizia, pensando a chi soffre: i poveri, gli ammalati, i migranti, e persino la Terra che chiede cura. Aiutaci a superare rancori e divisioni, riscoprendo che la vera ricchezza è l'amore.
Guarda il nostro mondo lacerato da guerre e violenze: porta riconciliazione in Ucraina, Gaza, Siria e ovunque regni la disperazione. Rendici strumenti di pace, capaci di perdonare e seminare speranza.
Gesù, donaci il coraggio di costruire un futuro di giustizia e solidarietà, dove il tuo messaggio di amore illumini ogni cuore".
In aggiunta, il parroco sanferdinandese, accoglie questo momento per poter dedicare una poesia che riassume tristi situazioni vissute non solo dal paese ofantino, ma da tutto il mondo.
ti ho detto,
ma hai costruito muri.
Non temere,
ti ho sussurrato,
e hai brandito le armi.
Sono nato nella polvere,
tra il fiato di animali,
per dirti che il regno
inizia dal basso,
ma hai coperto il mio volto
con le tue monete d'oro.
Ho detto: restituisci,
e hai accumulato.
Ho chiesto: perdona,
e hai serrato i pugni.
Ho gridato: pace,
e hai risposto col rombo del ferro.
Dove sono i pastori?
Dove i poveri, custodi del cielo?
Dove la stella,
se il tuo fumo la oscura?
Io vengo ogni anno,
nella carne dei bambini scalzi,
nel pianto delle madri abbandonate,
nelle mani vuote di chi chiede lavoro.
Io vengo e busso,
ma il tuo Natale
è un tamburo troppo forte,
un mercato troppo pieno.
Non ti chiedo grandi altari,
né inni che salgano al cielo.
Ti chiedo di abbassarti,
di chinarti sulla polvere,
di vedere il mio volto
nel povero, nel prigioniero,
nell'affamato.
Ti chiedo di restituire:
la terra al contadino,
il pane al lavoratore,
la speranza al bambino.
Ti chiedo di smettere di temere,
di lasciare che l'amore
ti scompigli i progetti,
ti faccia cadere le armi,
ti apra le mani".
Il mio presepe
non è fatto di luci,
né di plastica dorata.
È fatto di lotta,
di silenzio,
di speranza.
Io sono lì.
Ritrova me
e ritroverai te stesso.
In occasione di uno dei momenti più magici dell'anno, abbiamo chiesto al parroco della Chiesa San Ferdinando Re, nella persona di don Mimmo Marrone di destinare a tutto il popolo sanferdinandese un augurio speciale.
Lettera a Gesù Bambino
"Caro Gesù Bambino,ci inginocchiamo davanti alla tua mangiatoia, pieni di speranza. Sei la luce che porta pace in un mondo ferito da divisioni e conflitti. Il presepe, simbolo della tua nascita, ci ricorda che sei salvezza per tutti.
In questo Giubileo della speranza, affidiamo a te i sogni di pace e giustizia, pensando a chi soffre: i poveri, gli ammalati, i migranti, e persino la Terra che chiede cura. Aiutaci a superare rancori e divisioni, riscoprendo che la vera ricchezza è l'amore.
Guarda il nostro mondo lacerato da guerre e violenze: porta riconciliazione in Ucraina, Gaza, Siria e ovunque regni la disperazione. Rendici strumenti di pace, capaci di perdonare e seminare speranza.
Gesù, donaci il coraggio di costruire un futuro di giustizia e solidarietà, dove il tuo messaggio di amore illumini ogni cuore".
In aggiunta, il parroco sanferdinandese, accoglie questo momento per poter dedicare una poesia che riassume tristi situazioni vissute non solo dal paese ofantino, ma da tutto il mondo.
Un grido dal presepe
"Non temere,ti ho detto,
ma hai costruito muri.
Non temere,
ti ho sussurrato,
e hai brandito le armi.
Sono nato nella polvere,
tra il fiato di animali,
per dirti che il regno
inizia dal basso,
ma hai coperto il mio volto
con le tue monete d'oro.
Ho detto: restituisci,
e hai accumulato.
Ho chiesto: perdona,
e hai serrato i pugni.
Ho gridato: pace,
e hai risposto col rombo del ferro.
Dove sono i pastori?
Dove i poveri, custodi del cielo?
Dove la stella,
se il tuo fumo la oscura?
Io vengo ogni anno,
nella carne dei bambini scalzi,
nel pianto delle madri abbandonate,
nelle mani vuote di chi chiede lavoro.
Io vengo e busso,
ma il tuo Natale
è un tamburo troppo forte,
un mercato troppo pieno.
Non ti chiedo grandi altari,
né inni che salgano al cielo.
Ti chiedo di abbassarti,
di chinarti sulla polvere,
di vedere il mio volto
nel povero, nel prigioniero,
nell'affamato.
Ti chiedo di restituire:
la terra al contadino,
il pane al lavoratore,
la speranza al bambino.
Ti chiedo di smettere di temere,
di lasciare che l'amore
ti scompigli i progetti,
ti faccia cadere le armi,
ti apra le mani".
Il mio presepe
non è fatto di luci,
né di plastica dorata.
È fatto di lotta,
di silenzio,
di speranza.
Io sono lì.
Ritrova me
e ritroverai te stesso.